Quante volte abbiamo sentito i partigiani piacentini raccontare di quando, sulle montagne e nei paesi della provincia, sostenevano quasi ogni giorno scontri con gli occupanti, o di quando le «staffette», a rischio della propria vita, portavano dalla pianura alla montagna messaggi, armi, documenti.
Ma li abbiamo anche sentiti raccontare di quando erano costretti a nascondersi, magari sottoterra, mentre tutto intorno imperversavano i rastrellamenti.
E dire: «Se non ci fossero state le donne, la Resistenza a Piacenza non sarebbe nemmeno esistita».
Le donne, le uniche che in quei momenti difficili hanno tenuto i contatti tra le bande, celato i rifugi alla vista del nemico, sfamato migliaia di ragazzi dispersi e senza riparo. Eppure, il loro ruolo è sempre rimasto relegato «sullo sfondo» di eroiche battaglie ed epiche marce forzate, e per decenni la «Resistenza civile» di cui sono state protagoniste fra il 1943 e il 1945 è stata niente più di un contrappunto tra una narrazione bellica e un’altra.
Memorie resistenti intende dare finalmente voce all’altra Resistenza attraverso le parole delle stesse protagoniste, che, dopo settant’anni, rivivono le emozioni, le paure e le speranze delle ragazze di allora, e ci ricordano come la Resistenza sia stata un fenomeno politico e sociale prima che militare.
Una «guerra alla guerra, anche se paradossalmente combattuta con le armi», come scrive Dianella Gagliani nella Prefazione. Iara Meloni, giovane storica piacentina, ha raccolto la preziosa testimonianza di trenta «ragazze» della sua terra, accompagnandole, con affettuosa partecipazione emotiva, in un percorso di consapevolezza non così scontato, e offre uno sguardo fresco e nuovo su un mito fondante della nostra Repubblica.
Erano ragazze come tante ma, per i motivi più incredibili o più normali, hanno messo in gioco la propria vita per sostenere quell’immenso sforzo popolare che fu la Resistenza.
Oggi raccontano la loro – e la nostra – storia.